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LE CONSEGUENZE DELLA BREXIT SUGLI ECOMMERCE

By 6 Aprile 2021Gennaio 3rd, 2024No Comments
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3 minuti

Dal 1° di Gennaio il Regno Unito ha smesso di far parte dell’Unione Europea facendo cominciare ufficialmente la BREXIT. L’uscita della Gran Bretagna dalla compagine dei 28 non comporterà, però, una cessazione totale delle relazioni, ma ha avrà conseguenze significative sui rapporti economici tra i diversi Paesi, soprattutto in assenza di un accordo commerciale che regolarizzi le transazioni. Il tanto temuto no deal avrà senza dubbio effetti sulle vendite online, con la reintroduzione di Iva e dazi doganali.

Ma quali sono le conseguenze per il mercato europeo e, in particolare, quello italiano?

L’Unione europea, a questo proposito, ha raggiunto un compromesso con il Regno Unito sullo scambio merci: un accordo a “tariffa zero”, che permetterà gli scambi sul piano internazionale senza l’applicazione di nuove tariffe sulle merci britanniche. Quindi, i prodotti spediti da e per il Regno Unito dovranno essere conformi alle norme di origine per poter usufruire degli accordi a tariffa zero. Tuttavia, tali accordi non riguardano le procedure doganali, che verranno disciplinate secondo i termini stabiliti dall’Organizzazione mondiale del commercio, che prevedono dazi e controlli alla frontiera.

Cosa sta succedendo?

A partire dal 1° gennaio 2021, il Regno Unito ha introdotto una riforma dell’Imposta sul valore aggiunto per le vendite a distanza. Ciò significa che i colli di valore superiore alle 135 sterline – pari a circa 150 euro – devono sottostare al pagamento dell’Iva.

Fino a oggi le cessioni e gli acquisti di beni tra il Regno Unito e gli altri Paesi dell’Ue rientravano a pieno diritto tra le operazioni intracomunitarie, con l’obbligo dunque di versare l’Iva sui beni inviati e ricevuti.

Ora la Brexit impone che gli acquisti da e per il Regno Unito debbano essere trattati come esportazioni e importazioni, ovvero, tutte le transazioni saranno soggette a Iva e dazi doganali al momento dell’entrata e dell’uscita dei beni dal Paese.
Ai dazi sfuggiranno solo i beni di valore inferiore alle 135 sterline.

Una normativa che, tuttavia, non rende esente il merchant italiano non stabilito in Uk ma con stock in loco a fare a meno di una partita Iva, che sarà necessaria per indicare il valore delle vendite tramite marketplace, così da fare reverse charge all’importazione o richiedere rimborsi, oltre che dichiarare e versare l’Iva sulle vendite B2B.

Ma se sul fronte Uk-Ue tutto cambia, lo scenario relativo alle vendite a distanza resta invariato per quanto riguarda l’Irlanda del Nord, dove restano in vigore le norme Ue.

Cosa cambierà concretamente?

Chiunque comprerà su un sito inglese dovrà considerare il proprio acquisto al pari di uno effettuato su un eCommerce americano o cinese. Per quanto riguarda il Regno Unito, infatti, i dazi si applicheranno alle transazioni che superano le 135 sterline. Avendo più controlli si suppone, quindi, che anche i tempi varieranno e tale aspetto va considerato.

Chi è abituato ad acquistare da siti inglesi dovrà iniziare a valutare l’ipotesi che la consegna del pacco potrebbe richiedere un periodo di attesa più lungo.

Altro problema da considerare, sono poi i resi. Posto che molti eCommerce diano la possibilità ai propri clienti di restituire la merce, il rischio che si corre è che su un pacco già inviato e tassato alla dogana si possa essere costretti a ripagare i dazi una volta che lo stesso verrà rimandato indietro, rendendo così le spese di spedizioni e reso troppo impattanti sul costo del prodotto stesso.

Per venire incontro ai clienti e incentivare il proprio brand commerciale, molti brand hanno, quindi, deciso di tutelare le esigenze dei clienti facendosi carico delle spese doganali per non scoraggiare l’acquisto, mentre altri si stanno attrezzando con l’apertura di centri logistici in altri paesi dell’Europa, interne al mondo del Commonwealth, dove poter svolgere operazioni di stoccaggio e logistica interne al mondo del Commonwealth, ad esempio Malta.

Quello che è certo è che i rapporti commerciali, sia tra imprese che tra cittadini e brand inglesi sono sempre stati molto proficui e ci si chiede quindi ora cosa succederà? Come impatteranno questi cambiamenti sull’export italiano? Bisognerà adeguare i sistemi alle nuove normative e studiare una user experience che sia più chiara possibile, che non dia spazio a dubbi o a interpretazioni, ma che chiarisca bene le nuove politiche di resi e consegne in modo da non creare disagi all’utente.

Fonte: business.trustedshops.it

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