Il ruolo della componente tecnologica e l’importanza della formazione per il lavoro di domani.
Fino a qualche decennio fa, difficilmente avremmo potuto immaginare un mercato del lavoro veloce come quello attuale. In virtù di questo aspetto innegabile, aziende e professionisti stanno cambiando il loro modus operandi.
In questa staffetta frenetica che è divenuto il mondo del lavoro odierno, la digitalizzazione e, più in generale, gli strumenti tecnologici, hanno un ruolo di rilievo.
È interessante riflettere un momento su come la tecnologia stia progressivamente cambiando le dinamiche formative interne alle aziende, ad esempio, o su come dipendenti e liberi professionisti stiano via via modificando il loro approccio al lavoro in un’ottica di aggiornamento costante. Quest’ultimo aspetto, in particolare, appare sempre più cruciale, soprattutto se si voglia tenere il passo con un mercato che non accenna a rallentare. In altre parole, con il lavoro di domani.
In SMC Consulting abbiamo voluto discutere di questi e di altri aspetti insieme alla nostra Team Leader, Raffaella Aleotti.
Ecco il suo punto di vista sul mercato attuale, sul ruolo della formazione e sul lavoro di domani.
Raffaella, nei primi dieci anni del nuovo millennio abbiamo assistito a un infittirsi delle competenze richieste da parte del mercato del lavoro specializzato. Oggi osserviamo una linea di demarcazione sempre più sottile tra le figure professionali.
In questo senso, tenendo anche in considerazione il lavoro di domani, che ruolo gioca la digitalizzazione?
“La digitalizzazione ha aumentato il numero di figure professionali con caratteristiche molto verticali e altamente specializzate. Parliamo di ruoli necessari all’azienda per gestire ogni aspetto IT. Allo stesso tempo, ha fatto sì che ogni attività aziendale abbia oggi una componente tecnologica in grado di contribuire alla diffusione degli skills tecnologici di base in tutti i lavoratori.”
Quanto ritieni essere importante il reskilling per generare competenze trasversali?
“Il reskilling è fondamentale per creare in ciascuno di noi quelle competenze trasversali che possono permetterci di ricoprire un ruolo diverso da quello svolto in azienda fino a un certo momento. In questo modo, abbiamo la possibilità di stare al passo con un mercato del lavoro sempre più soggetto a cambiamenti rapidi e dinamici, quindi col lavoro di domani”.
E l’upskilling? Possiamo definirlo come un plus o come un requisito fondamentale nella vita professionale di oggi?
Inoltre, quale aspetto è giusto evidenziare in un modello formativo di stampo iterativo per garantire una crescita costante delle skill?
“A mio parere, l’upskilling è un requisito fondamentale nello scenario lavorativo odierno e futuro. È fondamentale che percorsi di upskilling e reskilling vengano svolti in maniera continuativa, all’interno delle aziende. Così facendo, tutta l’organizzazione aziendale può sviluppare le necessarie caratteristiche di resilienza per adattarsi ai mutamenti del mercato e della società”.
Oggi come oggi, una persona in cerca di occupazione, adeguatamente formata, può diventare una risorsa di valore anche in un contesto tecnologico?
Le sue competenze sarebbero da “ristrutturare” o il suo apporto lavorativo potrebbe canalizzarsi e farsi strada in un contesto aziendale complesso, entrando quindi in un’ottica di formazione continua?
“Sono convinta che una persona in cerca di lavoro, opportunamente formata, con voglia d’imparare e di mettersi in gioco, possa diventare una figura capace di inserirsi nel contesto tecnologico che sta permeando tutte le realtà lavorative. Sicuramente, se non si hanno esperienze pregresse anche minimali e/o interessi personali per la tecnologia, il primo impatto con questo nuovo mondo sarà difficile. Ci si dovrà armare di buona volontà e pazienza. In ogni caso, sono convinta che sia una sfida avvincente. È un settore, quello tecnologico, che può dare moltissime soddisfazioni, e mi riferisco tanto a chi apprenda quanto a chi insegni”.
In un contesto geopolitico come quello attuale, i governi dovrebbero finanziare o defiscalizzare principalmente la formazione di forza lavoro inattiva o attiva?
“Secondo me, si dovrebbe lavorare su entrambi i fronti. La formazione continua è un aspetto centrale, nel lavoro di domani, come poi ha ben spiegato Maurizio Sacconi nel suo articolo su QN ripreso anche da InfoCamere in questo post.
Nel contesto attuale, oltretutto, sono convinta che lo smart working sia destinato ad avere sempre più un ruolo di primo piano”.