L’avanzata del canale online è ormai inarrestabile, irrinunciabile, tutte le aziende di moda lo hanno integrato nelle loro strategie e business plan. Ne da conferma l’ultimo rapporto ISTAT che nel periodo gennaio-luglio 2018, indica per il dettaglio italiano solo tre canali in positivo: grande distribuzione e alimentari, con frazionali incrementi, rispettivamente, del +0,9% e +1,3%, ed e-commerce, che spinge con un +12,7 per cento.
La conferma arriva anche dalle stesse aziende: le stime dei ricavi online non solo compaiono nei bilanci o nelle dichiarazioni dei manager, ma cominciano a indicare obiettivi ambiziosi, anche del raddoppio. Anche gli analisti come McKinsey e Goldman Sachs dicono che l’e-commerce è destinato a una crescita continua o, addirittura, a raddoppiare, da qui al 2020.
Ad oggi, secondo McKinsey, le vendite online dei personal luxury goods ammontano a circa l’8% di uno shopping globale pari a 254 miliardi di euro. Una percentuale che, in media, è stata raggiunta da molti brand del settore.
Quindi l’obbiettivo emerso negli ultimi mesi, oltre alla evidente crescita di trasparenza sui dati, è la chiara presa di posizione delle griffe in merito agli obiettivi futuri, obbiettivi che si presentano come estremamente ambiziosi. Prada, per esempio, ha annunciato l’intenzione di portare l’incidenza dell’online dal 4-5% attuale al 15% nel 2020. Anche Adidas punta a più che raddoppiare le vendite online, le quali dovrebbero passare dagli attuali 1,6 miliardi di euro ai 4 miliardi in due anni. Mango punta invece a sfiorarlo, il raddoppio, il brand spagnolo, infatti, vede l’e-commerce pesare per il 15,5% del fatturato totale, valore che l’azienda vuole spingere al 20% entro il 2020. Save The Duck invece vuole triplicare l’obbiettivo: attualmente il canale frutta il 10% circa delle vendite totali e, entro il 2020, l’intenzione è di arrivare a quota 30 per cento. Il raddoppio, sebbene senza ordine temporale specificato, è nei piani anche di Moncler e Gucci che, nello specifico, punta a raggiungere un valore pari al 10 per cento.
Nel settore del lusso, nel 2016, le vendite da e-commerce hanno pesato l’8% del totale. Secondo il report “The age of digital Darwinism” realizzato da McKinsey & Company e citato da Pambianco, questa percentuale è destinata ad aumentare per arrivare al 12% nel 2020 e al 19% nel 2025. Questa crescita andrà a beneficio soprattutto delle piattaforme multimarca.
Secondo Goldman Sachs, tra il 2019 e il 2025 le aziende quotate del lusso aumenteranno i loro ricavi di 23 miliardi complessivi, generati dalle piattaforme multibrand. Secondo Pambianco ciò vuol dire che le aziende prese in esame (circa 12) aumenteranno i ricavi generati da piattaforme terze dall’attuale 1% al 10% nei prossimi cinque anni.