L’export italiano che passa attraverso il canale digitale vale 6 miliardi di Euro, circa il 4% delle esportazioni totali, insomma una quota ancora marginale. Questi sono i dati che emergono dalla ricerca condottai dell’Osservatorio Export del Politecnico di Milano e che ha analizzato il ruolo dell’eCommerce a supporto dell’Export italiano. La ricerca si è concentrata sull’export di beni di consumo verso clienti finali B2c o B2b2c (tramite intermediari).
La ricerca rileva che la maggior parte del fatturato dell’Export online è da attribuire ai grandi retailer online, seguiti dai marketplace (come eBay) e dai siti di vendite private. Il settore più esportato attraverso canali digitali è il Fashion, che pesa per oltre il 65% delle vendite online oltreconfine, mentre gli altri comparti tipici del Made in Italy, ossia Food e Design, hanno un’incidenza più contenuta con circa il 15% ciascuno. E i principali mercati di sbocco restano quelli occidentali (Europa e USA) con l’aggiunta di Giappone e Russia, mentre sono poco presidiati Cina e Sud America.
L’ export online diretto pesa complessivamente 1.5 miliardi di Euro, attraverso siti eCommerce dei grandi retail internazionali come Zalando, o ancora tramite grandi marketplace come Amazon o ancora tramite siti di vendite private.
Anche in questo caso, la quota più rilevante (65%) è riconducibile al Fashion, mentre Food e Arredamento/Home Design pesano ciascuno per il 17%. Il canale più significativo è quello dei retailer online stranieri con oltre la metà del totale transato, seguiti dai marketplace con un terzo e dai siti delle vendite private con poco più del 10%.
“L’utilizzo dell”innovazione digitale per l’Export è un’opportunità per competere a livello internazionale ancora poco utilizzata dalle aziende italiane – afferma Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio Export –. La limitata diffusione dell’eCommerce a supporto dell’Export di prodotti è un segno evidente delle difficoltà delle nostre imprese nell’utilizzo del canale online che, se da un lato consente di ridurre le distanze col consumatore finale, dall’altro non elimina le difficoltà logistiche, normative e commerciali, oltre a quelle legate alla comunicazione e ai pagamenti. È necessario studiare le caratteristiche dei vari Paesi e dei settori per mettere a punto modelli di Export in grado di sbloccare il potenziale dei canali digitali”.